lunedì 28 ottobre 2013

Sulla Sponda Giusta?

Siediti sulla riva del fiume ed attendi...
Così suona l'incipit di un famoso proverbio cinese. Io in questo periodo non posso proprio sedermi. Ogni minuto perso a guardare la natura che mi circonda è un momento di serenità ed analisi interiore di cui però dopo spesso mi pento. Devo trovare un lavoro in un paese in un paese straniero per una professione che mi accingo ora ad esercitare dopo un anno di formazione e mesi passati a preparare un curriculum ed un portfolio online graficamente e per contenuti credibile.
Studiare ogni offerta di lavoro, l'azienda che la pubblica, la loro mission, la loro filosofia, il loro portfolio e confezionare una cover letter ad hoc. Un vero e proprio lavoro che impiega tempo. Oltre questo si aggiunge lo studio del tedesco e quello del graphic design.


Oggi però mi ritaglio una parentesi, tutta mia, di quelle con la musica nelle orecchie come per affermare tacitamente "qui sono in pace, non rivolgertimi nemmeno se è importante".
Così posso scrivere questo post, in riva al fiume, mentre osservo il suo scorrere, superbamente contro vento, come la mia decisione di trasferirmi qui a vivere. Contro vento. Coi suoi pro e contro. Ad esempio, come lo scorrere del fiume, vedo scorrere la vita delle persone care che ho lasciato in Italia. Le loro vite che vanno avanti, senza di me. Il mio migliore amico con un nuovo meraviglioso amore, i miei nipoti che crescono.
Anche la mia vita va avanti però. Come il fiume. Contro vento. La vita è fatta come tanti mattoni con cui costruiamo il nostro grattacielo. Lo facciamo con una super colla piuttosto che col cemento. E non c'è spazio per gli errori. Ciò che è fatto è fatto e non si può rifare. Alla fine poi guarderemo la nostra costruzione e ci diremo che, comunque sia venuto, è pur sempre un capolavoro. La vita è un capolavoro. Della casualità, dello scorrere ed evolversi continuo anche nella semplice parentesi di quiete e falsa immobilità in cui mi trovo.


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Location:Breitensteinstrasse,Zurigo,Svizzera

mercoledì 3 luglio 2013

Meditazioni in una sera d'estate




Attualmente ho un balconcino coperto. È piccolo, 6 metri quadri al massimo. Posso però chiuderlo tramite una veneziana oscurante che scende meccanicamente con la sua manovella fissa. Uno standard da queste parti...
Questo balconcino è pavimentato con un decking di legno scuro, lo stesso colore del tavolo e delle due panche che completano l'arredamento di questo spazio.
A decorare il tutto, come una spolverata di zucchero di canna (più new age o, se si preferisce, più esotico), quattro lanterne per candele.
È una cocotte luminosa, ma riparata dal vento e dalle piogge che cadono incessantemente in questa estate decisamente ottobrina... Mi piace pensare di poterla completare con qualche cuscino sulle sedute, una tovaglietta ed un tappeto: diventerebbe una piccola capanna tuareg, immersa in una città svizzera anziché nel deserto.
Sorseggio un infuso di menta, fuori piove. La luce fioca della candela attenua il contrasto tra lo schermo del mio telefono e la sera che oggi, complice il tempo uggioso, si è già impossessata della città e risuona soltanto della pioggia e del vento tra le fronte degli alberi.
Qualche auto in lontananza mi ricorda che la città è qui, dietro il cortile, lungo il fiume che la divide armonicamente a metà. Quel fiume la cui corrente, pur allontanandosi dal centro ci spinge ad andarle contro, come tirati da una fune di salvataggio, verso il cuore più vivo di esso ed all'immensità del lago e delle sue sponde eleganti ed armoniche.
Mi piace il mio balconcino. Tanoso. (Ovviamente...)



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Location:Breitensteinstrasse,Zurigo,Svizzera

giovedì 13 giugno 2013

Networking





Così, per un caso fortuito, conobbi quel tizio. La prima volta che lo incontrai mi trafisse con quello sguardo di ghiaccio. Non era uno sguardo cattivo. Era uno sguardo che accendeva un campanello, un radar, come dire "quello scommetto che è italiano e gay". O almeno, questo è quello che ho pensato io.
Era un incontro fortuito, come quando per strada si incontra lo sguardo di mille persone. Ma quegli occhi erano di ghiaccio e come una lama, un lucente fendente, mi sono penetrati nel cervello, impressi come sulla cellulosa di una pellicola.
Nei giorni seguenti scoprii che frequentava gli stessi luoghi che frequentavo io. Prendeva lo stesso autobus, seguiva le lezioni nella mia stessa scuola. Ed ogni volta mi vedeva e mi fissava con quegli occhi.
Perché? Che gli ho fatto? Cosa vuole? Vuole parlarmi? Che venga!
Nulla.
Ma la mia curiosità e socievolezza mi ha spinto a conoscerlo.
Così, come se mi fossi ricordato all'improvviso di dirgli qualcosa "ciao, ci vediamo spesso in giro, io mi chiamo Luca".
Socievolezza. Apre tante porte, tanti libri. Ribaltando completamente tutti i preconcetti e tutte le mie diffidenze. Sei gay. Truzzo, ma lo sei (io invece sono acido). E sei felicemente sposato. "Felicemente" lo metto io, lo reputo sottinteso visto che il tuo sogno è lavorare per assistere le persone bisognose. Per certi ruoli che d'altro canto non pagano molto, ci vuole una vera vocazione, quindi ti reputo una persona buona.
Anche quell'uomo che ha conosciuto il mio compagno è bravo. Preconcetto: al Pride aveva tirato su troppo il gomito, ma un successivo incontro fortuito (città piccola, manco a volerlo abitiamo nel quartiere più gaio...) mi ha rassicurato sul fatto che non sia pericoloso. Quindi, assumo che non lo sia nemmeno l'americana (la sua amica, anch'essa americana, era squisita) che si è ribaltata per strada nel mezzo della parata.
Cinicamente si potrebbe parlare di networking. Ma sono contento di conoscere nuove persone. La mia casa ora è qui con il mio Amore. È qui che vivo, che sto studiando una lingua straniera ed è qui che cercherò il mio prossimo lavoro.
Quindi, senza dimenticare gli amici veri che ho lasciato in Italia ed a cui il pensiero va regolarmente (molto mi hanno dato e molto affetto gli devo), è necessario rifarsi una vita. Nuove conoscenze da invitare a cena nel weekend per far loro apprezzare la cucina italiana (gioco sporco, lo so...) chiacchierare, praticare le lingue straniere e sentirsi più a proprio agio nella nuova tana.

Ho perso 4Kg semplicemente correndo regolarmente e mangiando in modo più sano (più verdure, meno snacks)
Sto bene.

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Location:Ampèrestrasse,Zurigo,Svizzera

venerdì 8 marzo 2013

Quesito Inflazionato

Si, lo so... Di questo se ne discute tutti i giorni. Ma un compromesso può esistere?



Si dice che la medicina ha consentito agli uomini di allungare la propria prospettiva di vita, nonostante ci sia il Signore che comunque, prima o poi mette fine a tutto.
Ora mi chiedo: per uno veramente religioso ha senso pregare per la guarigione di una persona, se è il Signore stesso che la sta chiamando a sé? Non è il volere del Signore che per loro va in primis rispettato?
Il desiderio di sopravvivere alla morte è qualcosa di ancestrale eppure contrario al pensiero religioso quand'esso si distacca da certe azioni autolesive nei confronti della propria carne (come rifiuto del dono divino che il Signore all'atto del proprio concepimento fece).
Ergo: perché pregare il Signore che una persona guarisca? Non si considererebbe un atto contrario al volere divino e per giunta un atto di egoismo nei confronti del soggetto in dipartita?
Il medico, in quanto scienziato, salvando una persona la strappa a dio: è quindi deprecabile?
Perché il Signore, nonostante la sua infinita misericordia, dovrebbe guarire un semplice peccatore? Che ha fatto egli, al di fuori del beato, del santo, del martire (che in questo caso siede già al suo fianco per ovvie affinità) per meritare un simile privilegio?
Essendo, per etica e scienza, il medico tendente a compiere del bene, tendente al benessere dell'umanità, a dissipare il dolore e la malattia, non sarebbe quindi giusto per un buon cristiano, pregare il Signore affinché il medico in questione riesca nel suo compito nobile?


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Location:Via Salvatore Barzilai,Milano,Italia

giovedì 28 febbraio 2013

È l'ora!




Dopo quattro anni di esperienza nel mondo della telefonia e tre con il mio compagno mi sono reso conto che una svolta, un cambiamento è necessario. Mantenere una relazione a distanza è un lavoro impegnativo, soprattutto se questa distanza si dilata oltre i confini nazionali. Una profusione di energie che ultimamente ha acuito le difficoltà che questo tipo di relazioni comporta.
Abbiamo quindi studiato a tavolino una soluzione o, meglio, un portfolio di soluzioni. In queste, o lo avrei raggiunto io, o sarebbe tornato in Italia lui. Studiando i pro ed i contro del caso emerge quindi che:
- lui, col suo lavoro, guadagna di più: con il mio stipendio non si può vivere in due nemmeno in un monolocale.
- in Italia c'è crisi: quindi anche più difficoltà a trovare lavoro; in Svizzera il tasso di disoccupazione è il più basso d'Europa.
- in Svizzera le coppie omosessuali possono registrarsi come Coppia Domestica, ottenendo di fatto una reale tutela giuridica.
La soluzione scelta è quindi di raggiungere il mio compagno in Svizzera, studiare il tedesco, completare i miei studi di grafica (col corso online che sto seguendo) e cercare lavoro li.
È un salto nel vuoto, ma con un materasso (Tigrotto e tutte le sue premure, la sua vicinanza ed il suo sostegno) sotto. Lascio tutto quello che ho costruito qui per cercare di costruirmi un futuro più stabile nel paese del cioccolato, dell'Emmental e, ovviamente, delle banche.
Certo, tutto questo significa mettere in conto che dovrò rinunciare alle mie chiacchierate con amaro con D, oppure alle mie serate di cucina cinese con Za'. Piuttosto dovrò adeguarmi ad uno stile di vita improntato alla precisione, affidabilità e puntualità.
Per un po' dovrò rinunciare allo stipendio, alle risate con le mie colleghe che sicuramente mi mancheranno. Poi sono fiducioso di conoscere nuovi colleghi di lavoro altrettanto simpatici (se non svizzeri, almeno italiani immigrati!)
Se non fosse per il fatto che la nostra nuova casa basta giusto per due persone e che la mia macchina non è un minivan, mi porterei dietro anche i miei migliori amici. Anche a pezzi dentro una valigia.. (No, scherzo, poi vanno a male..).
Per un po' avrò nostalgia di casa, di papà, di quel rompi di mio fratello, di mia madre e dei caffè alle dieci al golf. Mi direte: "c'è sempre il caffè svizzero", si lo so... Di questo ve ne parlai qualche post fa. Ehm... Dovrò resistere alla tentazione della panna. O firmerò la mia condanna a morte (morire affogati nella panna... Mhmmmm...! :-P)
La nuova tana è carina. Condominio moderno, sulla sponda del fiume, vicino ai servizi, ai mezzi e con tutte le comodità che ritengo indispensabili: lavastoviglie, piano cottura in vetro ceramica (lo avreste mai pensato? Eppure è uno standard), parquet (anche questo è un chiodo fisso degli amici cioccoformabanchieri) forno elettrico, forno a microonde, forno al plasma (scherzo. Scommetto che credevate uno standard anche questo eh? Invece non esiste) ma soprattutto lavatrice e tumbler! Così posso fare il bucato dove solo io faccio il bucato e, soprattutto, quando voglio io!
Poi visto che nell'appartamento non sono ammessi bambini (pazienza) e animali (animali?!?!) allora ci porteremo dietro la nostra unica creatura comune: l'aspirapolvere. A quello non rinuncio!
Ho paura. Ma è un rischio calcolato e sento che è il momento buono per fare questo passo e comunque non sono solo. Ora o mai più.
Chiudo il post con questo pensiero che mi ha particolarmente colpito:
"Il cambiamento dovrebbe essere un amico. Dovrebbe accadere perché programmato e non a seguito di un incidente. Crosby Philip B. (Guru della qualità)"


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Location:Via Angelo Scarsellini,Genova,Italia

mercoledì 23 gennaio 2013

Il mio rifugio notturno


La notte è il momento della giornata che preferisco. Non per la movida. Per il letto. È proprio quel materasso, quei cuscini, quel morbido piumone che spegne ogni affanno.
Grazie a dio ho la tendenza ad addormentarmi facilmente quando poso la testa sul cuscino.
Ed eccolo il momento fatidico: quando chiudi gli occhi e la morbidezza che ti avvolge, il tepore delle coperte, la sensazione di "tana", come un caldo abbraccio protettivo, fanno svanire le cose cattive della giornata.



Quella morsa allo stomaco per la rabbia di un torto subito si trasforma in un dolce peso e d'un tratto ci si sente una cosa unica col materasso. Le preoccupazioni sulla crisi, il lavoro, i soldi che scarseggiano, le bollette a fine mese, sono mitigate dalle coperte che ci avvolgono e proteggono dalla notte. L'angoscia di una situazione difficile, di qualcuno che ci sta accanto e che sta male, svanisce col calore che il letto restituisce come un abbraccio materno che tutto consola.
E poi cominciano i sogni. Un mondo onirico, ma che rispecchia spesso, grazie al subconscio, un mondo ideale.
Dalla vita non possiamo scappare. Durante il giorno siamo prigionieri, chi più, chi meno, della routine. Io però ho il mio rifugio. Il mio ristoro.

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Location:Largo Punta San Martino,Arenzano,Italia

venerdì 10 agosto 2012

Per Tutto Il Bene Che Mi Hai Dato




Ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte...

Grazie comunque.


- Posted in mobility! Be ahead, be web 3.0!!!